chiccottone
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Mi identifico come un umile e solerte allievo dell’ istituzione educativa, denominata "Liceo Vito Volterra" sulla quale mi preme esprimere un giudizio anonimo e alquanto oggettivo. La seguente revisione si prepone come fine principale di sfogare la poca emotività che è rimasta a me, come ad altri studenti, in seguito ai due primi cicli scolastici. Nasce, inoltre, dal bisogno mettere ordine nel complicato tessuto composto dalle moltitudine di idee ed opinioni che si sono susseguite negli anni e nelle generazioni riguardo questa gilda di cattedratici, spolverando con percettibile accuratezza, in ogni pertugio, quelle origine di discordie o munite di fondamenti dalle latitanti integrità.
Partendo da un giudizio estetico e strutturale, non si possono misconoscere le sontuose arcate e recinzioni dell’istituto liceale che avvolgono la struttura con l'aura di una magniloquente dimora. Non si può fare a meno di lasciar correre la mente verso un'elucubrazione insolita, come se l'ingegnere stesso, che eresse questa imponente mole architettonica, avesse trasgredito l'orizzonte del razionale progetto scolastico e confuso il soggetto di un istituto accademico con l'essenza enigmatica di un ospedale unito ad un penitenziario. Le mura sovrane dell’istituto educativo, cinque metri di mistero, hanno accresciuto il mito secondo il quale tali balaustre servano a imprigionare gli stessi studenti, desiderosi di sfuggire al duresso psicologico inflitto dagli educatori.
Nonostante sia considerato tra i migliori istituti nella zona, esso rivela un immancabile alone di disuguaglianze e soprusi percepiti dalla preponderanza degli educandi. È difficilmente occultabile l'abisso che scissa le preminenti sezioni del Sint, sfarzosamente avvantaggiate da professori madrelingua e lezioni all’aperto, dalle meno insigni sezioni dell’ordinamentale, ciò genera un disuguale frangente sociale e didattico che rischia di avere ripercussioni a lungo termine sull’esperienza complessiva dei discenti all’interno delle mura scolastiche.
Le stesse differenze tra sezioni si ripresentano anche tra gli educatori.
Nell'anfiteatro didascalico di questa dimora sapiente, scintillano docenti di distintiva bravura, i quale, con esimi progetti e passioni imperturbabile, si ergono a faro luminoso in un firmamento d'ignavia didattica. D'altra parte, vi sono cattedratici la cui dedizione scarseggia, lasciando un'ombra incresciosa sull'orizzonte della didattica.
Eppure, non si può rimanere inorriditi di fronte al ventaglio di opportunità che si protendono in questa scuola sapiente. Tra debate accesi, liriche note canore e le graffianti prosopopee del giornalino scolastico, si erge un'elaborata tessitura di stimoli e possibilità di crescita.
Molto tristemente, l’assenza di corsi musicali, si infrange contro le rive di un'offerta formativa spossata.
Dal punto di vista sociale l’istituto si trova indietro di qualche anno luce; in un'epoca in cui l'effervescente concrescenza sociale si agita nel fremente desiderio di socializzazione, è con mestizia che s'affigura l'irrisolta penitenza di una ricreazione confinata alle anguste stanze del sapere, relegando gli educandi in una sorta di eremo arcano.
Perché, dunque, non assegnare tre stelle a questa vivace eppure singolare oasi del sapere? Gli stimolanti progetti L’audacia dei cattedratici e il presentabile grembo architettonico renderebbero questo un istituto pressoché perfetto ciò nonostante esso palpita con una latente potenzialità di miglioramento, quale fossimo di fronte a un'opera immatura, avvolta dal solco delle occasioni non colte. Un diamante grezzo, in attesa del trascendere della sua iridescente luce.